OLIMPIADI

Nella lunga Storia dei Basagni   c’è stato anche un CAMPIONE OLIMPICO

 

                                SILVANO BASAGNI

 

nel 1972, alle Olimpiadi di MONACO di BAVIERA conquista la Medaglia di Bronzo nel tiro al volo dal trap.

 

 

 

 

 

E’ stato anche  CT della Nazionale .

Silvano Basagni , è morto il all’età di 78 , il 12 maggio 2017 –

 

 

 

Per meglio conoscere e ricordare chi fu  SILVANO Basagni,   mi permetto di riportare ( copia incolla ) alcuni passi tratti da un articolo pubblicato  dal Corriere Fiorentino, il 21 Maggio 2018, di Marco Massetani Articolo che più ho apprezzato tra i tanti che sono stati pubblicati, in tutti i giornali, alla sua morte.

… ”  C’è un «largo», laddove la periferia sud di Firenze sfuma nel quartiere di Gavinana. È intitolato allo storico Pietro Paolo Boscoli, ma per due generazioni di residenti quel triangolo equilatero con al centro panchine e aiuole ha conosciuto un altro nome: piazza Basagni. 

Proprio in piazza, negli anni ’70 e ‘80, un ramo della famiglia Basagni gestiva un bar e un garage. A un centinaio di metri, Silvano Basagni, appassionato di caccia e piattelli, svolgeva la professione di rappresentante di armi Beretta. Sparava anche, Silvano. Un po’ per diletto, un po’ per competizione sportiva. Sparava nei boschi, sparava nell’impianto delle Cascine. Sparava da vero campione. A seguirlo nelle gare divenute col tempo sempre più prestigiose c’erano gli amici del rione “”, ……………..””.erano stati loro ad affibbiare a Silvano un soprannome frutto della sferzante ironia che solo i fiorentini sanno generare. «Non tutte le ciambelle riescono col foro» aveva confessato un giorno Basagni a un giornalista, al termine di una scadente prestazione dal poligono. Dire foro anziché buco fu un eccesso di zelo linguistico che neanche questa periferia un po’ borghese della città poteva perdonare. E così Silvano Basagni diventò per tutti FIOCCO.””

A dire il vero di ciambelle, con il foro o con il buco, a Fiocco ne riuscirono molte. Fiorentino doc classe 1938, tesserato per il Tiro a Volo delle Cascine, specializzato in fossa olimpica, (il moderno trap) ed erede della tradizione azzurra dei Rossini e dei Mattarelli, Silvano Basagni dal 1966 al 1985 vinse 3 titoli italiani, 10 medaglie mondiali e 11 europee (d’oro quella a Suhl, in Germania, nel 1971, grazie a una prova superlativa di 198 bersagli frantumati su un totale di 200: suo primato personale). Insomma, fu lui il capostipite della brillante scuola di tiratori toscani che tuttora danno lustro alla disciplina del piattello. La grande occasione per portare più in alto il nome sportivo di Firenze si presentò nell’estate del 1972 con i Giochi Olimpici di Monaco, ai quali Silvano Basagni partecipò accreditato del titolo di campione europeo. Agli ordini del commissario tecnico Sabino Panunzio, la squadra italiana di tiro poteva vantare legittime ambizioni di podio nell’Olimpiade tedesca, soprattutto nella specialità della fossa dove accanto a Basagni figurava anche un formidabile cecchino campano, tale Angelo Scalzone, detto don Peppino.

Facendo debito uso di scaramanzia, erano in molti a immaginare un podio colorato per due gradini di bianco, rosso e verde. Le gare di trap si svolsero nel poligono di Hochbrück (moderno e ventoso, situato appena 15 chilometri a nord di Monaco) e come da tradizione furono inserite nei primissimi giorni del programma olimpico, dal 27 al 29 agosto. Alla sua prima Olimpiade, Fiocco ci arrivò sull’onda dell’entusiasmo e con al seguito gli storici amici di Gavinana che all’occorrenza si prestarono a curare i rapporti tra la stampa e il proprio idolo.

Reduce da un infortunio in allenamento, e costretto a sparare con un cuscinetto di gomma piuma sulla spalla a causa di un ematoma, Silvano Basagni esordì nervoso in pedana. Nella prima giornata che lo vide gareggiare accanto al francese Jean Jacques Baud, commise due errori (uno al 4° piattello nella serie di apertura, l’altro al 2° piattello della seconda serie) e chiuse con il punteggio di 73/75. Le dichiarazioni post-gara dell’amico Mario Colzi sembrano uscite dalla sceneggiatura di un cult di Mario Monicelli: «Per forza, Silvano era emozionato. Il giorno prima gli avevano presentato Grace Kelly, Ranieri e Costantino di Grecia. Lui è abituato a stare in mezzo a noi, mica tra i principi».

Andò molto meglio nel secondo round di sabato, quando Basagni si confermò il tiratore esperto, lucido e determinato che era. Fu impeccabile, non sbagliò un solo colpo (75 centri su 75) e chiuse al secondo posto in classifica generale, appaiato a Michel Carrega (tiratore còrso con la passione per la pesca subacquea) e diviso da un solo piattello dall’altro azzurro Angelo Scalzone.

Domenica 29 agosto 1972, dentro il poligono di Hochbrück investito da un forte vento, le medaglie erano tutte da decidere. Ma quello che accadde poco dopo le ore 10 del mattino si può spiegare con una sola parola: emozione.

L’emozione che gli esordienti del tiro a volo accusano più di altri, perché abituati a gareggiare circondati da pochi spettatori, e quindi imbarazzati di fronte all’importante cornice dei Giochi. È il destino che toccò in sorte anche a Basagni. A un passo dal compiere l’impresa della vita, mancò della giusta concentrazione. Non sbagliò una, bensì due volte. E proprio mentre nell’ultima doppia serie decisiva da 25 piattelli, prima Carraud dalla posizione di destra e poi Scalzone da quella centrale regalarono performance di massima precisione.

Era l’addio alle prime due medaglie, ma non al podio, perché anche l’inseguitore svedese Johnny Påhlsson continuò a sbagliare, superato in quarta posizione dal tedesco dell’est Hoppe Burckhardt. Fiocco chiuse con lo score di 195/200, mentre Angelo Scalzone diventava campione grazie a uno straordinario punteggio di 199/200, record mondiale e olimpico.

Quella domenica di fine agosto 1972 rappresentò comunque una data storica per il tiro al volo della Toscana perché è allora che ebbe inizio la tradizione di podi olimpici consolidata da Ubaldesco Baldi, Luciano Giovannetti, Marco Venturini, Albano Pera, dall’allievo di Fiocco Andrea Benelli, da Marco Innocenti e Gabriele Rossetti. Arrivò la medaglia di bronzo al collo consegnata dal presidente del Coni Giulio Onesti. Arrivò il telegramma del sindaco di Firenze Luciano Bausi: «Brillante conquista medaglia olimpica è motivo di gioia e fierezza per mondo sportivo italiano e particolarmente per Firenze». Era già ora di tornare a casa. Di raccontare tutto alla gente di Gavinana, a quella piazzetta di quartiere che in molti ricordano ancora con il suo nome.

 

 

 

 

 

 

 

 

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